Prerogativa di questo viaggio è stato il suo carattere multidisciplinare; infatti tra gli obiettivi principali dell’associazione vi è la scoperta del territorio nei suoi diversi aspetti, speleologico, scientifico e archeologico nell’ottica di intrecciare partnership con le molte realtà locali.
La spedizione di quest’anno nasce come risultato di precedenti viaggi ricognitivi che hanno visto membri dell’associazione stringere relazioni di collaborazione con diversi enti tra cui il SERNAP, il Servizio Nazionale di gestione delle aree protette ed è stata articolata in tre fasi principali, ognuna delle quali risponde a progetti già in parte avviati. La prima settimana è stata dedicata al Parco Nazionale di Torotoro. Qui grazie al pieno appoggio delle guide locali è stato possibile allestire dei campi base in aree di difficile accesso e continuare la ricerca di grotte allo scopo di valorizzare il parco dal punto di vista speleologico e creare le basi per un turismo-avventura.
La seconda parte della spedizione si è concentrata soprattutto in siti archeologi, principalmente necropoli, dove è stato possibile eseguire studi, topografie e redarre documentari anche grazie alla collaborazione di fotografi e cineoperatori professionisti.
In particolare alcune zone sono state oggetto di un lavoro dettagliato, e prima volta nel loro genere, fotografate con tecniche di 3D. In special modo la grotta Galaxia de las dos estrelas (uno dei pochi casi al mondo di grotta formatasi nel corallo fossile), la necropoli di San Juan del Rosario (area di interesse archeologico per il fatto che le tombe sono state scavate un enormi massi di corallo) e il sito di Pukarà adiacente al villaggio di Villamar (rocce con pitture rupestri rappresentati figure molto “particolari”).
I dati raccolti saranno un punto di partenza per futuri studi archeologici in collaborazione con gli enti istituzionali preposti. Ciò garantirebbe una forma di tutela di queste aree uniche per la loro incredibile bellezza ed importanza storico-culturale, restituendo anche alla Bolivia un sapere sulle proprie origini attraverso la storia dei propri predecessori. Molte delle tombe documentate sono oggi in uno stato di totale abbandono e in buona parte derubate. Inoltre alcuni di questi siti non studiati con sistematicità, sono oggetto di un turismo fai-da-te, che fa cadere il turista in ipotesi avventate
La stretta collaborazione con i locali e la spiegazione del lavoro che si stava facendo ha permesso di vedere e fotografare per la prima volta tumuli, tombe, oggetti e petroglifi mai visti primi
La fase finale della spedizione ha visto il team impegnato nell’area della Riserva di fauna andina Eduardo Avaroa, zona dal paesaggio fantastico, situata a 5000 m slm, al confine tra Bolivia e Cile. In accordo con le richieste del ministero dell’Ambiente boliviano, l’associazione ha presentato un progetto di due anni che potrebbe rappresentare un interessante punto di partenza per lo studio sistematico idro-geologico e biologico della zona più visitata del paese ma afflitta da problemi di aridità. L’assenza di piogge e abbondanti nevicate rischia di modificare in modo sostanziale una zona importante per la sua biodiversità di flora e fauna e di conseguenza impoverire ancora di più le popolazioni andine.
Principale conseguenza di questo cambio climatico è la forte riduzione delle lagune poste ai piedi dei vulcani, come la laguna colorada, la laguna verde e la laguna blanca, specchi d’acqua che rappresentano anche uno degli habitat in cui è possibile osservare popolazioni di fenicotteri rosa.
E’ stata eseguita una prima analisi delle acque che approvvigionano questi bacini in collaborazione con la KA.W.E di Trieste, grazie all’aiuto della dottoressa Clarissa Brun.
E’ stato prodotto inoltre uno studio preliminare basato su analisi geomorfologiche dell’area e soprattutto sulle datazioni isotopiche, che potrebbero aiutare a comprendere meglio gli aspetti idromorfologici con l’obiettivo di includere strategie di sviluppo e d’intervento volte a salvaguardare un ambiente unico e tutelare le popolazioni che ne sono strettamente dipendenti.
La spedizione ha visto il giusto epilogo con una cena insieme all’Ambasciatore in Bolivia, il dott. Silvio Mignano, al quale è stata offerta, a nome dell’AVIS provinciale di Verona, una bandiera e una bandana dell’associazione.